Samuel Judah Katzenellenbogen – Podcast

Il mio nome è Samuel Judah Katzenellenboghen, nato a Padova nel 1521 e figlio dello stimato studioso Meir Katzenellenboghen, ed è un onore darti il benvenuto nel luogo in cui la pietra e un tappeto di foglie, cullati da un silenzio sacro, custodiscono il mio ricordo.

Mentre giaccio qui, sotto questa lapide, che insieme alla memoria del mio nome resiste allo scorrere dei secoli, sono lieto di condividere con te, caro visitatore, la storia della mia vita e l'eredità che ho lasciato all'incantevole città di Padova. Lascia che le mie parole ti accompagnino oltre lo spazio e il tempo in un'epoca passata. L’epoca in cui ho vissuto: il sedicesimo secolo.

Fin dalla tenera età, sono stato affascinato dallo studio e dall’arte oratoria, doti tramandate da mio padre, che osservavo e ammiravo silenziosamente. Fu proprio lui, noto per la sua genialità e intuizione, a riconoscere immediatamente queste capacità dentro di me, aiutandomi a coltivarle attraverso i suoi insegnamenti. Prendendomi per mano, mi introdusse nello sconfinato universo di sapere celato tra le pagine dei grandi testi della religione ebraica.

Non appena raggiunsi l’età che per ogni bambino dovrebbe rappresentare una stagione di spensieratezza, però, mi resi immediatamente conto che tutti coloro che conoscevo e amavo, compreso mio padre, venivano trattati diversamente dagli altri, solo perché ebrei. Con più crudeltà e pregiudizi. Durante questo periodo, infatti, noi ebrei padovani fummo costretti ad affrontare crescenti discriminazioni e persecuzioni, nonché una forte emarginazione imposta dalle autorità dominanti.

In quegli anni scoprii che il ghetto, istituito pochi anni prima della mia nascita, non era solo l’area in cui vivevamo, ma il luogo in cui eravamo confinati. Solo perché ebrei. Nonostante le mie domande sul perché di tanta crudeltà, nessuno seppe mai rispondermi. Probabilmente perché una risposta non c’era. Presto, infatti, mi resi conto che l’unica via d’uscita da quelle mura e dalle norme severe che regolavano la nostra vita quotidiana di noi ebrei, viaggiava su due sentieri paralleli, impossibili da confinare: lo studio e la fede.

La comunità ebraica padovana in questo periodo era principalmente impegnata nel prestito di denaro, nel commercio e nelle professioni mediche. Nonostante i nostri ingenti contributi economici, noi ebrei eravamo comunque soggetti a restrizioni sulle nostre attività e dovevamo affrontare limitazioni nelle nostre interazioni sociali con i cristiani.

Dopo la morte del mio venerato padre nel 1565, fui scelto come rabbino di Venezia, seguendo le sue illustri orme. È stato tra queste sacre mura dell'apprendimento che non solo ho continuato il lavoro di mio padre, ma ho anche lasciato un segno indelebile nei cuori e nelle menti di coloro che cercavano la mia guida. I miei studenti, guidati da un profondo amore e rispetto per me, hanno scolpito un busto a mia somiglianza, adornando con esso la loro scuola, un costante ricordo degli insegnamenti che ho infuso in loro.

Al di là dei confini della nostra amata comunità, ho ricoperto una posizione di rilievo tra i contemporanei ebrei e non ebrei. Grazie alla mia vasta conoscenza e i risultati accademici guadagnai un immenso rispetto da parte di luminari come Joseph Karo, Solomon Luria e Moses Isserles. La loro ammirazione per le mie capacità intellettuali mi fece acquisire una enorme credibilità e autorevolezza nei circoli accademici dell'epoca.

Ciò che mi inorgoglì maggiormente fu che, nonostante i grandi pregiudizi, l’odio e le restrizioni, il mio valore venne riconosciuto non solo dai miei fratelli ebrei. Anche l'ebreo convertito Paul Weidner, attraverso le sue opere, mi ha dedicato i suoi sforzi, a testimonianza del rispetto universale che mi ero guadagnato.

Un incontro particolare sarebbe rimasto per sempre impresso negli annali della mia memoria. Il principe polacco Mikołaj Krzysztof, detto “l'Orfano”, ha onorato con la sua presenza l'incantevole città di Padova. Le sue richieste di assistenza finanziaria nel bel mezzo del suo viaggio sono arrivate alle mie orecchie e, senza esitazione, gli ho teso la mano, fornendogli i mezzi per continuare i suoi viaggi. In cambio, lo imploravo di trattare i nostri fratelli ebrei con equità e clemenza, proteggendoli dalla grave accusa di omicidio rituale che aveva afflitto il nostro popolo per secoli.

Con il passare degli anni, sono diventato testimone della storia del mio tempo. Ho assistito a cambiamenti, resistenza, all'ascesa e la caduta degli imperi. I miei occhi hanno osservato i mali del mondo, il mio cuore ha coltivato la fede e le mie mani, insieme alla mia bocca, hanno lavorato incessantemente per diffondere fede, sapere e speranza fino ai miei ultimi istanti di vita. Un giorno di primavera, il 25 marzo del 1597, i miei occhi si chiusero per sempre, mentre sul mio viso si disegnava un’espressione di pace.

La mia storia, tuttavia, non si conclude con la mia vita mortale. Alla mia prematura scomparsa, Leone Modena, figura di grande eloquenza e calligrafia, pronunciò una toccante orazione funebre in mio onore. Le sue parole ora sono custodite per sempre nelle pagine del Mivchar Yehudah, una testimonianza dell'impatto che ho avuto sulla vita di coloro che mi circondavano.

Ho lasciato un'eredità singolare, una testimonianza della mia dedizione alla ricerca della verità e alla preservazione del patrimonio ebraico. Attraverso i miei scritti, i miei responsa sono stati immortalati nelle raccolte di Moses Isserles e Samuel Kalai, assicurando che la mia saggezza e le mie intuizioni avrebbero continuato a guidare le generazioni future.

Non si può ignorare l'influenza che ho avuto sull'edizione ragionata di Yad ha-HazaKàh di Maimonide, dove ho contribuito con note preziose che Chaim Yosef David Azulai ha attribuito al mio stimato padre, Meir di Padova. Queste parole, per sempre intrecciate con il tessuto della cultura ebraica, servono come faro di conoscenza che guida i cercatori della verità.

E così, caro visitatore, mentre ti trovi davanti al mio umile luogo di riposo, racchiuso nella bellezza senza tempo di Padova, ricorda la storia che ho condiviso con te. Che le mie parole possano continuare a guidare e ispirarti per continuare il tuo percorso di scoperta e di condivisione, alimentato dalla forza della fede. La stessa fede che ha illuminato il mio cammino, di mio padre e di ognuno dei nostri eredi.