Benvenuto, caro visitatore, in questo luogo sacro dove i sussurri della storia indugiano come ombre sulle pietre levigate dal tempo. Avvolto dall'abbraccio della terra, un arazzo di tombe baciate dal muschio culla i resti eterei di una vita terrena ormai passata, il cui ricordo echeggia nella quiete di questo terreno di pace. Qui, tra lapidi che si ergono come guardiani di storie mai dimenticate, riposa la memoria della mia vita terrena.
Ora che sei sei giunto qui, davanti alla mia tomba, sono grato che tu abbia dedicato del tempo ad ascoltare la mia storia.
In vita ero conosciuto come Simon Lustro, membro della vivace comunità ebraica padovana nel cuore del diciassettesimo secolo. La nostra vita non era facile, perché dall’alba del 1600 eravamo confinati tra le mura del ghetto di Padova.
Nonostante le restrizioni, la Serenissima Repubblica Veneziana, che aveva istituito il ghetto e leggi restrittive, intuì i potenziali benefici della nostra presenza, soprattutto nel settore della lana. Nonostante tutto, infatti, la nostra comunità riusciva a prosperare rimanendo unita e lottando contro l’orrore della segregazione e dell’odio.
Insieme riuscimmo ad attingere da tutto quel male insensato, traendone forza. La nostra anima di Popolo emerse dall’abisso dell’odio, animata da una profonda fede e da un radicato senso di identità, portandoci a crescere fino a divenire una realtà tanto solida da evocare timore. La nostra forza, estesa a livello economico e commerciale, portò infatti a tensioni tra i commercianti cristiani e noi ebrei, poiché venivamo percepiti come formidabili concorrenti. E lo eravamo davvero.
Tuttavia, molte persone faticavano a riconoscere le nostre virtù, e anziché cercare armonia continuarono a perseguire la strada dell’odio. In molto, infatti, avevano superstizioni e ignoranza profondamente radicate, che le rendevano inclini a credere a qualsiasi falsa voce che ci considerasse loro nemici. E quando la percezione prende il sopravvento sulla realtà, una mente debole si arrende al racconto di una narrazione distorta. Cattiva. Bugiarda.
Così avvenne nell'agosto del 1684, quando in modo del tutto improvviso la tranquillità delle nostre vite andò in frantumi. Per le strade di Padova si era diffusa a macchia d'olio una falsa notizia che ci accusava di aver collaborato con i turchi durante l'assedio di Budapest. Le voci, che iniziarono a correre come ratti tra i vicoli della città, arrivavano addirittura a raccontare presunte atrocità contro i cristiani. Atrocità che semmai avevamo subito, ma di non sicuro avevamo mai commesso.
Ma la verità, quella verità, non interessava a nessuno. In poche ore, la città esplose in un caos tumultuoso, con noi ebrei come bersaglio del loro odio.
Per sei giorni terrificanti, tutti noi membri della comunità ebraica, ci siamo trovati sotto assedio entro i confini del ghetto. Un’ondata di violenza che colpì uomini, donne e bambini in modo indiscriminato. La paura ha stretto i nostri cuori mentre la violenza e la persecuzione aumentavano.
Ma in mezzo all'oscurità, la speranza è apparsa sotto forma di una lettera scritta da fratel Marco d'Aviano, che smentisce le voci sul nostro coinvolgimento nei conflitti di Buda. Le sue parole portarono conforto e calmarono la tempesta turbolenta che aveva travolto le nostre vite.
Nel 1683 avevo acquistato dalla scuola tedesca i locali del vecchio midrash. Era un luogo di significato spirituale e un punto di ritrovo per la comunità ebraica. Non sapevo che sarebbe stato testimone degli eventi tumultuosi delle rivolte. Eppure, anche di fronte alla disperazione e all’angoscia, abbiamo trovato momenti di unità e forza tra queste sacre mura.
A quel tempo, l’avanzata turca verso l’Europa aveva raggiunto il suo apice, culminando nell’assedio di Vienna. Per fortuna, le forze combinate della lega cristiana, compreso l'esercito veneziano guidato da Francesco Morosini, riuscirono a rompere l'assedio e a liberare Vienna. Nel 1684 le forze alleate assediarono Buda, suscitando il coinvolgimento emotivo della Serenissima.
Nonostante le bugie serpeggiate tra le bocche e le menti degli stolti, sono convinto che quella battaglia fu vinta anche grazie al contributo indiretto della nostra comunità. Perché a tutto quell’odio e alla segregazione, noi ebrei di Padova abbiamo sempre risposto inneggiando alla vita e alla prosperità. Prosperità spirituale, culturale ed economica. Fu quindi anche - e soprattutto - grazie a noi e alla nostra sapienza che la Repubblica di Venezia fu pronta a reagire, difendendo i propri confini e la propria identità.
Shema Cuzzeri, mi ha dedicato una commovente poesia composta in occasione del "Purim di Buda". Purim, una festa ebraica, commemora il fallito massacro degli ebrei in Persia. Nelle nostre comunità italiane la parola “Purim” risuona con il ricordo di situazioni pericolose che si risolsero senza perdita di vite umane. Il nostro Purim di Buda è diventato una testimonianza della nostra resilienza e sopravvivenza di fronte alle avversità.
Una testimonianza che è servita, nel corso dei secoli, a darci forza per resistere e sopravvivere, e continuerà a farlo ogni qual volta dovessimo trovarci costretti, di nuovo, ad affrontare insieme i mostri generati dal sonno della ragione.
Ora, mentre il mio spirito riposa qui, sotto il suolo del cimitero ebraico di Padova, vi esorto a ricordare le lotte che abbiamo affrontato come comunità nel corso della storia, realizzando che nonostante tutto, la resilienza del popolo ebraico ha continuato a brillare, illuminando la strada per la sopravvivenza e la prosperità attraverso un percorso di fede.
Possa la mia storia servire da testimonianza della forza della nostra religione. Una religione in cui ogni individuo è al contempo un intero popolo, portatore degli insegnamenti di Dio attraverso l’obbedienza alle leggi e la condivisione del dubbio, in un percorso di unità e condivisione.
Che le mie parole ti siano di ispirazione per ricordare di cercare sempre la verità e la comprensione di fronte all’ignoranza, all’odio e al pregiudizio, per far sì che nessuno di noi sia più vittima o carnefice, ma fratello e testimone del mistero della morte… e della vita.